L’artista

Dire che Mina Anselmi è stata una pittrice-decoratrice, è un’affermazione molto riduttiva. Per trasmettere la sua arte si servì di diverse tecniche e materiali; non solo metodologie pittoriche quali l’affresco, l’olio su tela, la tempera su tavola, il carboncino, la china, sanguigne, acquerelli ma realizzò anche ceramiche, vetrate istoriate, incisioni e il disegno. Dal curriculum dell’artista vicentina emerge anche il suo impegno come illustratrice di testi; ci sono pagine di libri da Lei illustrati. In particolare ha corredato di disegni un libro sulla vita di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, scritto da una suora carmelitana e tradotto anche in inglese per essere diffuso in America ed Inghilterra; sue illustrazioni sono presenti in un messalino quotidiano, scritto nel 1936 dell’abate Caronti, nel libro di poesie di Adolfo Crosara e nel‘La montanina’ di Ugo Zannoni mentre pubblica una sua ricerca su ‘I ferri battuti di Vicenza’. Troviamo cartoline postali con stampato alcune suoi disegni mentre nel Museo Chiericati di Vicenza sono conservati una decina di sue composizioni eseguite a matita. L’Anselmi si diploma all’Istituto Magistrale di Vicenza nel 1919. È allieva ceramista presso il Museo scuola Officina di Napoli, segue privatamente i programmi dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia frequentando anche lo studio del maestro veneziano Alessandro Milesi, poi fondò e diresse una fabbrica di ceramiche artistiche nel mantovano (1926). Raggiunta la maturità artistica e l’abilitazione ad una cattedra, cominciò a dedicarsi all’insegnamento (1936). Partecipò a numerose mostre collettive (Vicenza, Padova, Cremona, Bolzano, Tortona, Roma, Firenze, Caslino d’Elba), oltre che realizzare mostre personali (Vicenza, Bergamo, Milano, Firenze, Lucca, Arezzo). I temi sacri sono presenti in tutte le fasi della sua carriera dove trovano ampio spazio in diverse chiese parrocchiali della Provincia vicentina (compresa Molino) e veronese, a quella dei Servi o dell’Araceli a Vicenza fino alle tele eseguite a Firenze, Lucca, Bergamo e Padova. La sua passione di pittrice si è sempre assimilata a quella per l’incisione e per la ceramica. Negli anni trenta collabora con al manifattura ceramiche “La Freccia” di TarcisioTosin e successivamente con l’Industria Ceramiche Vicentina, azienda sorta a Vicenza nel 1924, conobbe un forte momento di espansione -in particolar modo il suo reparto stoviglie- che assunse una rilevante importanza grazie alla collaborazione di note figure artistiche vicentine, fra cui Mina Anselmi. Da segnalare l’esposizione di alcune sue incisioni all’Angelicum di Milano (1952), le stesse opere che in seguito parteciparono ad una mostra organizzata dall’Angelicum stesso in Brasile. Un suo servizio di ceramiche e alcuni disegni portati all’esposizione alla mostra dell’artigianato a Firenze nel 1952, rimasero poi in dotazione al museo stesso. Nel 1953 l’artista vicentina partecipò all’Angelicum di Milano con alcune sue ceramiche e delle vetrate ricevendo un diploma d’onore e una medaglia di bronzo per le rilegature, le illustrazioni, i disegni e le ceramiche presentate alla mostra. Fra le più importanti esposizioni che Mina fece, si segnala quella di Locarno, di Firenze, Tortona e nel napoletano. Oltre che artista, il suo impegno si è manifestato nell’insegnamento privato e scolastico. Fu donna impegnata al servizio della comunità civica (membro della Commissione Municipale Edilizia a Vicenza) oltre che fondatrice della sezione vicentina dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani) e promotrice della galleria d’arte ‘Bacchiglione’ in città. Morì nella sua Vicenza in tragica circostanza portando con sé la sua straordinaria singolarità artistica rimanendo però un’artista “non debitamente capita”. L’Anselmi è stata ricordata con tre mostre postume: due nella ‘sua’ galleria ‘Bacchiglione’ (1965 e 1993) e una ‘Al Corso’ nel 1970.

Nella chiesa di Molino di Altissimo

L’artista vicentina (1902-1964), alla fine degli anni trenta insegnava nozioni artistiche all’istituto Fusinieri e presso il liceo Pigafetta di Vicenza. Qui nel 1942, fra i suoi allievi, aveva il nipote del nostro Parroco del tempo, Luigino Carlotto. In seguito, per ragioni di studio, Luigino presentò alla professoressa la sorella Agnese e fra le due donne si instaurò da subito un buon rapporto di amicizia. Quando nel 1951 il parroco Don Luigi Carlotto decise di rendere più decoroso l’interno della chiesa, stabilendo di far affrescare la navata, furono i due fratelli a consigliare lo zio sulle capacità artistiche dell’Anselmi raccomandandola per la sua preferenza nel dipingere temi religiosi. Agnese si interessò di interpellare la pittrice e favorì anche i primi colloqui con lo zio rimanendo poi a fianco dell’artista per tutto il tempo che rimase a Molino ad affrescare la chiesa. L’amicizia e la fiducia si era talmente consolidata fra le due famiglie, che alla morte prematura dell’Anselmi, Luigino Carlotto fu nominato amministratore dei beni della oramai centenaria mamma e di Antonia, unica sorella della pittrice. Questo importante incarico fu diviso però con Don Paolo Zanutel, anche lui allievo dell’Anselmi.

Oggi un’opportunità di cui avvalersi

Nel programma diffuso in occasione del Centenario e della Consacrazione della chiesa di Molino – nel 2005-, si informava di una mostra, realizzata per l’occasione nel salone dell’ex teatro, dove una parte era riservata esclusivamente per far ‘Conoscere Mina Anselmi’. Veniva presentato il suo curriculum, copie di corrispondenza con il parroco Don Luigi Carlotto, cenni su alcune sue opere ma, vi fu un’interessante esposizione di molti cartoni preparatori degli affreschi che furono eseguiti nella nostra chiesa. Era presente anche uno splendido cartone raffigurante San Filippo Neri il quale fu affrescato nella chiesa di Santa Chiara a Vicenza e il Cristo Pastore presente nella chiesa di Baldaria di Cologna Veneta. Faceva la sua presenza anche un bel dipinto raffigurante Santa Felicita, patrona delle donne partorienti; il tutto su gentile concessione della Signora Lidia Cogato Carlotto che detiene le opere. Questa iniziativa, portata avanti dal sottoscritto, era volta a riscoprire e portare alla giusta notorietà questa pittrice, ed aveva innescato dei progetti anche fuori dalla Comunità Molinense. Il traguardo di questi proponimenti era quello di poter raggruppare in un accurato catalogo, il maggior numero delle opere e compilare la sua biografia; cosa finora eseguita in modo molto sintetico. Questa iniziativa si arenò subito in quanto alcuni giorni dopo arrivò la notizia del trasferimento in altra parrocchia del sacerdote pro tempore di Molino, Don Giuseppe Sette.

Resta fermo però che la chiesa di Molino ha una condizione introvabile in altri luoghi e che comporterebbe sicuramente una sua maggior valorizzazione. Essa, al suo interno, dispone della maggior concentrazione delle tecniche artistiche dell’Anselmi e questo potrebbe farla diventare il punto dove maggiormente si possono ammirare i vari metodi di lavoro di questa pittrice. Ricordo che all’interno della chiesa è possibile osservare la sua abilità nell’affresco, il quale è presente nella navata centrale (forse il capolavoro della sua maturità artistica); nel disegno in monocromia, che si osserva nelle sei vele del soffitto (dove sono raffigurati alcuni momenti salienti della vita di San Francesco, cui la chiesa è dedicata); il metodo della lavorazione della ceramica, che si vede nelle 14 formelle della Via Crucis e la pittura a olio, nella tela del dipinto che raffigura il Battesimo di Cristo. Queste condizioni darebbero già l’opportunità di chiedere l’adozione di questa pittrice la quale, faccio presente, è stata una delle due maggiori personalità artistiche del Novecento vicentino -non solo in campo femminile- e grande protagonista dell’arte sacra italiana. Oltre all’idea di un catalogo generale, si era discusso a suo tempo -con i nipoti Carlotto- di una possibile donazione di parte delle opere dell’Anselmi in proprietà del Dr. Carlotto da esporre in locali della chiesa. In quel momento non c’era uno spazio idoneo ma attualmente il gruppo parrocchiale stà ultimando la ristrutturazione della barchessa onde renderla idonea a manifestazioni o svolgimento di cerimonie. Al suo interno, vi sono delle ampie e spaziose pareti che potrebbero diventare un luogo idoneo per esposizioni o mostre permanenti. Il tempo dirà se Molino sa approfittare di questa opportunità tramutando quello che è stato un progetto, nell’intenzione di dare lustro a Mina Anselmi. La mia ricerca di opere dell’Anselmi non si è mai fermata: forse sono ancora possibili le stesse donazioni manifestate a suo tempo o conseguire qualche mirata acquisizione -nel frattempo individuata- rivolta ad alcune sue metodologie mancanti nella chiesa (come la lavorazione dei vetri artistici, il gesso, la china, ecc.). Questo consentirebbe di ricostruire e seguire tutto l’iter ideativo ed attuativo delle sue opere. Ma tutto è fermo in attesa dello spazio e di altre volontà.